La molecola per l'energia verde è l'obiettivo del progetto europeo ERC DeepSeep (ANSA)
In Groenlandia cercheremo le tracce dell'idrogeno naturale, una molecola geologica che a lungo ci è sfuggita, ma che ora diventa sempre più importante per un futuro energetico sostenibile.
Ci sposteremo verso Sud in barca, partendo dalla capitale, Nuuk, guidati dal Capitano Erik Palo Jacobsen. Al nostro gruppo del DeepCarbonLab dell'Università di Bologna si aggiungeranno un collega del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Torino, uno studente di Copenaghen, e un fotogiornalista per documentare la spedizione. Guarderemo rocce antichissime.
La domanda che tutti ci fanno è se e quando lo potremo usare come energia pulita. La risposta, per me, è che non lo sappiamo ancora. Di per sé, l’idrogeno geologico è del tutto analogo a quello industriale, e in alcune parti del mondo è usato da anni come fonte energetica. Ma la possibilità di utilizzarlo dipende anche da leggi di mercato e sopratutto da quanto idrogeno è presente nel sottosuolo e dove.
Credo di essere stato molto fortunato per questa spedizione. Nel gruppo siamo in sette. Orlando è un appassionato di minerali e di fluidi geologici, maestro scalpellino . Thomas è il tecnico responsabile del nostro laboratorio analitico a Bologna. Ha competenze geologiche ampie e grande esperienza in montagna. Claudia è appena arrivata nel gruppo, da Porto Rico. Ci conosciamo ancora poco, ma subito capisco che il suo occhio finisce subito sulle cose importanti.
Dopo poche ore si alza il vento, freddo e che ci sembra venire da tutte le direzioni. Il Capitano ci annuncia di aver avuto informazione che il passaggio scelto per la via del ritorno è intasato da ghiacci alla deriva, e che il vento è troppo forte per tornare dalla strada dell’andata. Dovremo aspettare che il vento cali, nella notte. È una giornata di sole pieno, e quando il vento si calma per qualche secondo sentiamo un gran caldo.
Giorno 9 - Monti e miniere nei dintorni di Arsuk Oggi ci concediamo una giornata più leggera. Le attività sul campo sono stancanti: si lavora anche se fa caldo, o freddo, o sotto la pioggia. Usiamo martelli e scalpelli per ore e ci riempiamo gli zaini di rocce, trasportandole per chilometri in discesa o in salita. Dopo una sveglia spontanea –nei giorni scorsi ci siamo svegliati tra le 5 e le 6–, decidiamo di dedicarci alle rocce nei dintorni del villaggio in cui facciamo base, Arsuk.
In una piccola baia la marea bassa permette di vedere delle pareti di roccia levigate dall’acqua. Nonostante l’aspetto un po’ monotono, guardando con la lente di ingrandimento riconosciamo diversi minerali, alcuni rossi, altri verdi, e altri ancora bianchi. Non ci sono molti modi per spiegare quei minerali in quelle rocce se non con un processo chiamato"metamorfismo di contatto".
Giorno 7 - Tempi di adattamento e avvistamenti Oggi ci spingiamo all’interno dei fiordi, verso Sud-Est. Cerchiamo di trovare conferme a quanto visto e immaginato nei giorni scorsi. Scendendo dalla barca su una parete di roccia molto ripida, risaliamo di qualche decina di metri per poi trovarci su una sorta di terrazzo con grandi distese di roccia ondulate, e una vista meravigliosa sui fiordi e su una lingua di calotta glaciale. Arrivati su una roccia, uno di noi vede dell’altra parte di una piccola valle un bue muschiato, non troppo infastidito dalla nostra presenza.
Per tutta la giornata troviamo indizi di una storia complessa che coinvolge il carbonio delle rocce e, con buona probabilità, anche l’idrogeno. Il carbonio e l’idrogeno amano reagire assieme. Dato che ancora molto ci sfugge sull’idrogeno, nel nostro gruppo cerchiamo di scovarlo tracciando il carbonio, che al contrario ama farsi vedere nelle rocce. Ma non avremo la risposta definitiva fino a quando i campioni saranno processati in laboratorio.
Il vento non si è ancora alzato e alcuni di noi sono già attaccati da enormi zanzare che non attendono che i pochi visitatori di queste isole. Per proteggerci i volti indossiamo cappelli da cui pende una retina nera molto fitta. Poco dopo il vento si alza, ma arriva anche la pioggia che ci accompagnerà fino alle 12:30, ora di appuntamento con il Capitano per tornare ad Arsuk prima dell’arrivo di una nuova tempesta. Osservare le rocce sotto la pioggia non è semplice.
Alle 15:30 risaliamo in barca, direzione Arsuk. La distanza non è molta, ma il mare è mosso e il vento soffia forte da sud, opposto alla nostra direzione. Navighiamo saltando sulle onde tra iceberg di diversi colori e distese di ghiacci artici alla deriva. Arriviamo ad Arsuk alle 19:30.
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