Il groviglio di crisi in Medio Oriente resta inalterato e senza soluzione, prima di tutto perché la guerra a Gaza prosegue con la sua scia di morte e devastazione. Leggi
La mattina del 25 agosto è sembrato che la guerra regionale tanto temuta fosse finalmente scoppiata. Ma alla fine il rumore e il furore dei jet israeliani e delle armi di Hezbollah non sono andati oltre un nuovo scambio di schermaglie, senza degenerare nella guerra totale.
Il fatto che ci sia stata un’escalation è innegabile: gli israeliani hanno fatto decollare un centinaio di aerei che hanno bombardato fin dall’alba le postazioni di Hezbollah in Libano. Secondo lo stato ebraico si è trattato di raid preventivi. Il movimento sciita ha risposto lanciando centinaia di razzi, missili e droni verso Israele.
Eppure l’escalation non è sfociata nella guerra totale. Non ancora e non stavolta, verrebbe da precisare. I belligeranti sono rimasti nella grammatica classica della risposta proporzionata. Da settimane Hezbollah dichiarava di voler rispondere all’omicidio di Fuad Shukr, alto ufficiale del movimento. Ora la promessa è stata mantenuta, senza però innescare una spirale fatale. La tentazione della guerra totale esiste da entrambe le parti.
In Israele, di contro, si fanno sentire gli appelli a lanciare un’offensiva generale per stroncare il movimento sciita, anche all’interno del governo. Il ministro della sicurezza Itamar Ben Gvir ha attaccato pubblicamente il capo dello Shin bet, i servizi segreti, che aveva sottolineato i rischi di un terrorismo estremista ebraico, invitandolo ad “andare a combattere Hezbollah anziché criticare!”.
Eppure sia il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah sia i vertici di Teheran, dove vengono prese le decisioni più importanti, non sono voluti arrivare a una guerra totale, mentre in Israele Benjamin Netanyahu ha resistito alla tentazione di scatenare un’offensiva massiccia in Libano per distruggere le strutture militari di Hezbollah. La spiegazione è semplice: né Washington né Teheran vogliono questa guerra, e lo fanno capire chiaramente. Ma il confronto non è finito.
Pierre Haski Israele Libano Striscia Di Gaza
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